Arriva l’estate e torna il ventaglio, accessorio ricco di femminilità e malizia, entrato nella moda attraversando i secoli per divenire un must have delle fashioniste più attente.
C’è chi lo dona agli ospiti delle sfilate, chi agli invitati al matrimonio, ma la storia è lunga.
Gli antichi egizi lo adoperavano nelle cerimonie di palazzo, nelle corti dei regnanti di tutta Europa era strumento di seduzione e codice degli intrighi amorosi.
Fu il marchese de Caraccioli a svelare dettagliatamente nel suo libro “Il linguaggio del ventaglio” (1760) il codice dei gesti e significati di una vera e propria lingua, molto utile alle donne per comunicare in modo discreto i propri messaggi, sostituendo così parole, sorrisi, bronci, occhiate allusive (allora non c’erano gli smartphone).
Si poteva dire un sì,o un no, poggiando il ventaglio alla guancia destra o sinistra ed un’ infinità “emoticons” poggiandolo sulla fronte o sull’orecchio o lasciandolo cadere.
Divenne così un oggetto aristocratico ed artistico che seguiva i capricci della moda, con varianti di disegni forme e materiali sempre più ricercati (tessuti dipinti, avorio, madreperla, argento) e, realizzato in modelli più piccoli da tasca, divenne di uso comune anche per gli uomini.
Da Goldoni a Oscar Wilde è stato protagonista nella letteratura, nella pittura e nel cinema.
In politica, la “Cerimonia del Ventaglio”, un ventaglio decorato consegnato dall’Associazione Stampa Parlamentare al Presidente della Repubblica, segna la chiusura dei lavori parlamentari e l’inizio della pausa estiva.
“Aprirlo con un movimento secco: un’arte. Dischiuderlo con lentezza a ombreggiare un sorriso: un esercizio di stile. Sincronizzare l’apertura delle stecche e dei tessuti con la movenza del braccio: istrionismo femminile.” (Cit.)
Sarà per questo che ancora oggi le grandi maison continuano a proporlo , perché anche il ventaglio è una questione di stile.
(Immagini dal web)